Quest'ultimi,infatti, erano indirizzati dalla propria
poetica nel descrivere la realtà psicologica
e sociale con gli stessi metodi utilizzati nelle scienze naturali.
Ispirati dall' obiettività, che era carattere proprio della
fotografia, gli autori realisti molto spesso citarono nei loro saggi tale
strumento paragonando il proprio campo di osservazione della realtà alla lente
del microscopio che osserva oltra al
mondo visibile anche tutto ciò che è invisibile all'occhio umano,
per esempio Honoré de Balzac nella propria opera "La Comédie humaine" del 1841 in
particolare nel romanzo "Béatrix"
nelle pp. 15-16. cita il microscopio riferendosi alla capacità da
parte dello scrittore di analizzare anche nei piccoli dettagli ,attraverso una
lente antropologica e in chiave quasi "sociologica" , i tipi e i
comportamenti delle persone.
pp. 15-16.[…] che richiedono un microscopio per essere
ammirati […]. [Cfr. Balzac, Béatrix,1839].
tale riflessione si riscontra anche nell'opera di Stefan Zweig dedicata al grande filosofo e
scrittore russo Dostoevskij:
[…In nessun artista sentiamo la verità in modo più
convincente che in Dostoevskij … (la
verità)Sta al di là della comune capacità visiva dell’ occhio psicologicamente
nudo : come nella goccia d’acqua l ‘occhio non vede che una limpida unità
trasparente mentre il microscopio scopre una pullulante molteplicità , un caos
di miriadi di infusori ;un mondo là dove
altri non vedevano che una singola forma , così l ‘artista col suo realismo più
alto riconosce verità che sembrano paradossali di fronte a quelle manifeste…
Vuole riconoscere l’ uomo come unità e insieme come molteplicità , a occhio
nudo attraverso la lente l’ingrandimento , e per questo il realismo visionario
e sapiente che unisce in sé la forza del microscopio…]
[Cfr.Zweig,Dostoevskij].
Fëdor Dostoevskij
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